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9 Marzo 2022

BUDDHISMO MAGAZINE – N.2 – APRILE 2022


ESSERI SENZIENTI

“Interessere”: è stato il grande maestro Zen Thich Nhat Hanh a coniare questo semplice e altrettanto potente termine. Non “siamo” semplicemente in questo mondo. Non lo abitiamo soli, tanto meno ne siamo padroni. Non siamo ma inter-siamo, perché non c’è altra via che vivere ogni presenza nel tempo e nello spazio collegati a tutto ciò che ci circonda, a tutto ciò che appare e che chiama alla responsabilità del nostro agire.
Interessere è anche un termine che già di per sé, fin dalla sua espressione, mette in crisi ogni visione antropocentrica. Una “semplice” parola che immediatamente restituisce all’uomo il suo posto, in una dimensione egualitaria, tra ogni altra creatura vivente. Questo egualitarismo, al cuore dell’insegnamento buddhista, è lo spirito di quella mente
ecologica che vede oltre la separazione e si apre al destino di ogni sguardo che incontra, di ogni singolo attimo, di ogni pianta, animale, di ogni vita. È la spinta che ci chiede di fare voto, benché infiniti, di
salvarli tutti. Perché questa salvezza non va da “noi”, superiori, a “loro”.
È una salvezza comune, che opera se c’è un insieme, una comunità.
Interessere è, dunque, responsabilità, è una chiamata ad abbracciare una visione eco-centrica della vita dove la dimensione interiore, spirituale, costituisce la bussola che ci conduce alla poesia di questa salvezza comune.
L’interdipendenza buddhista ci richiama alla vertigine dell’incontro con il destino di ogni creatura come se fosse il nostro, al non sottrarsi, al non giudicare, separare, ferire. Al testimoniare il divario che abbiamo creato tra il nostro cuore e la vita con i pensieri, le idee, affidando il nostro ardore di dominio alla supremazia della cultura. Dimentichi
che siamo già natura e di questa natura seguiamo le regole, senza eccezione. Nasciamo, invecchiamo, ci ammaliamo e moriamo come ogni altra luce che illumina la strada.
Se impariamo a comprendere che inter-siamo, questo destino non ci apparirà come una minaccia ma come la possibilità di amare davvero, di abbracciare ogni singola voce che ci parla.

Editoriale di Stefano Bettera


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