×

5 Settembre 2024

DARE E PRENDERE: LA SOFFERENZA SCONFITTA


Nella foto il Ven. Maestro Chamtrul Rinpoche Lobsang Gyatso, che darà insegnamenti sulla Pratica tibetana del Tonglen il prossimo 22 settembre al Mandala Samten Ling.

Il Tonglen, che dal tibetano si traduce “il dare e il prendere”, è una antica pratica di meditazione e componente chiave del Lojong, l’addestramento mentale del praticante buddhista.

I suoi obiettivi, coltivare la compassione e trasformare la sofferenza, sia personale che collettiva, in un sentiero verso il risveglio spirituale, ne fanno una tecnica conosciuta ed apprezzata anche nel mondo laico.

Il Tonglen ci dice che sul sentiero verso bodhicitta, il cuore-mente altruista, che aspira al raggiungimento del risveglio non per sé ma a beneficio di tutti gli esseri, coltivare la compassione è essenziale. La specifica pratica meditativa unisce visualizzazioni e tecniche di respirazione che consentono al praticante di generare energia positiva e luminosa e di farne dono. 

Un insegnamento mantenuto segreto per centinaia di anni, perché la sua apparente semplicità non inducesse il soggetto inesperto a sottovalutarne il grande potere trasformativo. Il Tonglen è in effetti alla portata di tutti, ma soltanto attraverso la trasmissione da parte di un Maestro qualificato sviluppa il suo pieno potenziale.

Il praticante, nel riconoscere la sofferenza dell’altro come la propria, esercita le sue capacità empatiche e sviluppa la compassione. In questo modo muove il focus dalle preoccupazioni personali verso una connessione profonda e sincera con gli altri esseri.

La sofferenza egoistica diventa così un catalizzatore di crescita spirituale e il soggetto allenato cambia la propria visione delle sfide o avversità della vita, che diventano occasioni per esercitare la forza e la resilienza interiori.

La pratica regolare del Tonglen allenta la presa dell’ego e cambia la nostra visione delle priorità dell’esistenza, che con naturalezza si spostano dai desideri e dalle paure del singolo verso il benessere di tutti.

Si tratta quindi di un potente strumento di regolazione emozionale, in grado di spezzare il ciclo dei pensieri perturbanti e regalare uno stato della mente equilibrato e pacifico a chiunque lo utilizzi.

Il praticante buddhista in particolare, secondo la propria Tradizione, ottiene un potente mezzo per l’accumulo di meriti e la purificazione dal karma negativo, essenziali per il progresso sul cammino spirituale. A seguito dell’introduzione del Lojong in Tibet da parte del Maestro indiano Atisha Dipankara, nell’XI° secolo, e del suo ulteriore raffinamento da parte di Maestri tibetani come Gheshe Chekawa, il Tonglen divenne parte integrale nel percorso dei monaci e dei fedeli, a testimonianza della centralità dell’altruismo e della compassione nel Buddhismo tibetano. Nei secoli questo insegnamento è divenuto una pietra miliare sul cammino del buddhista moderno e di chiunque voglia sviluppare queste due qualità universali.

A differenza di alcune pratiche meditative che richiedono sessioni più formali, il Tonglen può facilmente essere integrato nella vita quotidiana, anche semplicemente quale consapevolezza attiva della sofferenza intorno a noi e proponimento di rispondere attraverso la compassione. Possiamo solo immaginare l’impatto che una diffusione di questo insegnamento, con la sua enfasi sulla comprensione dello stato del prossimo, sull’interesse per la felicità di tutti e sull’azione amorevole che allevia e cura, potrebbe avere sul vivere sociale, nel costruire gruppi e comunità più gentili e resilienti, nella riduzione dei conflitti e in generale per la guarigione delle nostre società.



Condividi