IL GRANDE MISTERO DEL VIVERE E DEL MORIRE
ll grande mistero del vivere e del morire”: in queste poche parole, gli antichi saggi cinesi racchiudevano il tema principe con cui tutti ci confrontiamo. Il modo in cui però facciamo esperienza di questo processo e del momento del passaggio cambia, da persona a persona, ed è condizionato dal vissuto, dalle credenze e dalla storia di ciascuno di noi. Il Buddhismo, pur con diverse sensibilità, ha la lucidità,la forza per accompagnarci in questa relazione con il mistero. Ci offre anche un metodo per stare sulla via, per comprendere il valore di questo incontro e non farci offuscare e travolgere dallo sgomento di ciò che ci appare oscuro, spaventoso, non controllabile. Ci consegnale chiavi per aprire le porte del cuore e della mente alla relazione con l’esistenza, in modo che nulla resti lontano e nessuno divenga straniero. L’unicità del metodo insegnato dal Buddha sta nell’essere un’orto prassi spirituale che ci ricorda, in ogni istante, l’importanza di essere vivi, respiro dopo respiro, passo dopo passo, pensiero dopo pensiero e di non abbandonarci alla morte quando siamo ancora parte di questo mondo. La vittoria su una prospettiva nichilista, che ci vorrebbe svuotare del senso del vivere, sta proprio nell’affermazione buddhista di un nirvana possibile, di una risposta al mistero che è qui, di fronte al nostro sguardo. Se la sappiamo cogliere, se accettiamo il voto di coltivarla. Per salvare noi stessi e la vita in sé. La spinta soteriologica che anima il nostro percorso è, infatti, un impegno cui siamo chiamati. Testimoniare questa possibilità di entrare in relazione diretta con la vita e trascendere i limiti apparenti della sofferenza è la grande promessa iscritta nel cuore di questa tradizione, la promessa che il mistero del vivere e del morire nulla altro è che ciò che siamo e proprio in questo c’è l’occasione della nostra liberazione.
Editoriale di Stefano Bettera